Il Gatto va vaccinato?
Ogni Quanto?
Il cucciolo gode delle difese immunitarie della mamma fino a 6 mesi. Ragione vorrebbe che li si vaccinasse solamente dai 6 mesi in su. Tant'è che invece li sottoponiamo alla famosa "trivalente" a due mesi e poi, a tre col relativo "richiamo". Così vuole la prassi. Da lì in avanti, almeno in Italia...al micio andrà ripetuto il richiamo annualmente. Le linee guida europee, tuttavia, parlano di "una volta ogni tre anni" se il gatto fa vita prettamente domestica e non entra in contatto con felini estranei; ogni due anni, negli altri casi. Comunque, mai superati gli 8-10 anni di età, oltre i quali si ritiene che i rischi dell'iniezione stessa possano essere maggiori dei benefici.
Quindi, dal GIGANTE BUONO avrete gattini vaccinati, come da prassi...ma starà al vostro buon senso e a quello del vostro vet decidere come comportavi per il resto della sua/vostra vita!
Che vaccini devo fare al gatto Norvegese delle Foreste?
Non ci sono vaccinazioni obbligatorie in Italia ad eccezione dell’antirabbica per chi vive o per chi si reca in Sardegna (sull’isola infatti, non esiste la rabbia). E’ consigliabile anche per chi vive o si reca sull’arco alpino, in particolare nelle regioni Val d’Aosta, Piemonte, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige. Tenete presente che il veterinario curante rimane comunque il miglior giudice della situazione e della vaccinazione necessarie.
Nella maggior parte dei casi, le vaccinazioni sono :
8-9 settimane Panleocopenia + Affezioni Respiratorie (talvolta senza valenza clamidiosi)
3 mesi Panleocopenia + Affezioni Respiratorie + Leucosi
4 mesi Leucosi
5 mesi Rabbia
Tutti gli anni Panleocopenia + Affezioni Respiratorie + Leucosi + Rabbia (TRIVALENTE)
Altamente consigliata vaccino contro la FELV se i gatti vivono anche in giardino.
Le malattie per cui vaccinare sono quattro:
La leucemia felina (vaccino che però la ricerca addita come possibile responsabile di alcuni sarcomi dell'età adulta);
La panleucopenia felina;
La calicivirosi (anche se, apparentemente, il 99% di tutti i felini ne sarebbe portatore sano);
La rinotracheite virale felina.
Inoltre esiste una quinta malattia, non vaccinabile, che colpisce i gatti:
la FIV (temibile in quanto subdola e ancora senza certezze per quanto riguarda sia origini che cura).
La leucemia felina o FeLV
La leucemia è una malattia di tipo neoplastico che comporta a una produzione abnorme di leucociti. Nei gatti è originata da un retrovirus che passa da un soggetto all'altro tramite le secrezioni quali urina, lacrime e saliva, e da madre a feto per via placentare. Il retrovirus può poi seguire due diversi destini: nel caso che il sistema immunitario del gatto riesca a controllare il virus, il gatto non contrae la malattia in forma clinica; in altri casi, più o meno facilmente a seconda dell'età e delle condizioni generali dell'animale, il virus può colpire svariati organi, primo fra tutti il midollo osseo, compromettendo le difese immunitarie e l'ematopoiesi, causando la leucemia vera e propria o altri tipi di neoplasie, come il sarcoma.
Sindrome da immunodeficienza virale o FIV
Non esistono ancora vaccini o cure per questa malattia: la saliva dei gatti infetti è altamente contagiosa per cui i felini esposti ai morsi di altri gatti infetti sono maggiormente a rischio rispetto ai gatti d'appartamento. La malattia attacca e danneggia lentamente le naturali difese del sistema immunitario, cosicché è estremamente facile che un gatto affetto da FIV conclamata, soccomba a causa di qualche malattia secondaria. Si tratta di un retro virus della stessa famiglia del virus che causa negli esseri umani la sindrome da immunodeficienza [HIV, Human Immunodeficiency Virus, ndt] ma NON è possibile per l'uomo contrarre l'AIDS da un gatto malato di FIV [NON vi è perciò alcun motivo di allontanare o eutanasizzare un gatto FIV-positivo, ndt]. I gatti FIV-positivi, dovrebbero essere tenuti assolutamente separati dagli altri, e non potrebbero essere lasciati liberi di uscire, per evitare il diffondersi del contagio ad altri animali sani. Non è la malattia in sé stessa a causare la morte, quanto lo sviluppo di infezioni secondarie: se si riesce, con l'ausilio costante del veterinario, ad evitare l'occorrenza di complicazioni [principalmente infezioni urinarie, affezioni respiratorie e problemi cutanei], i gatti FIV-positivi hanno comunque un'aspettativa di vita relativamente soddisfacente. La malattia si manifesta generalmente in tre forme, non nettamente separate le une dalle altre: FIV latente: nessun sintomo, può perdurare per mesi ed anni; FIV acuta: linfonodi rigonfi, febbre, depressione, infezioni batteriche; FIV cronica: possibile aggressione di virus, funghi e batteri. La sopravvivenza è raramente superiore ai 2 anni
La glicogenosi tipo IV o glycogen storage disease type IV (GSD IV)
è una malattia ereditaria del metabolismo del glucosio. La malattia è causata dalla mancanza dell’enzima ramificante, chiamata GBE (Glycogen Branching Enzyme). Questa disfunzione causa l’accumulo di glicogeno non ramificato nel organismo dei Norvegesi affetti. Nella forma più corrente, i gattini muoiono alla nascita o poco dopo perché sono incapaci di produrre abbastanza glucosio necessario alla nascita ed alle prime ore di vita. Più raramente, i gattini possono vivere normalmente fino a 5 mesi, però, la malattia conduce velocemente ad un’atrofia muscolare, una debolezza cardiaca e neuromuscolare, ed alla morte del gatto entro i suoi primi 15 mesi di vita. La glicogenosi tipo IV è una malattia monogenica, dei gatti Norvegesi, trasmessa secondo un meccanismo autosomico recessivo. L’analisi GSD4 si basa sulla detenzione di una mutazione del gene GBE1. Il Dr, John Fyfe dell’Università di Michigan (Stati Uniti) ha identificato il gene e le mutazioni impiegate in questa malattia (Fyfe et al. 2007).
CITIAMO SOLTANTO L'HCM (un tipo di ipertrofia cardiaca), per la quale la razza, con tutte le sue ottime caratteristiche di rusticità non è coinvolta in maniera importante, a meno che gli esemplari non siano stati a lungo selezionati esasperandone le dimensioni.
Da sfatare che da genitori sani non possa nascere un cucciolo che svilupperà la malattia: esiste infatti la possibilità che un gene modificato si presenti ex novo. L'unica soluzione, ancora una volta, è lasciare fare alla Natura il più possibile, scegliendo il nostro compagno in base a parametri dettati dal Buon Senso.
Ogni Quanto?
Il cucciolo gode delle difese immunitarie della mamma fino a 6 mesi. Ragione vorrebbe che li si vaccinasse solamente dai 6 mesi in su. Tant'è che invece li sottoponiamo alla famosa "trivalente" a due mesi e poi, a tre col relativo "richiamo". Così vuole la prassi. Da lì in avanti, almeno in Italia...al micio andrà ripetuto il richiamo annualmente. Le linee guida europee, tuttavia, parlano di "una volta ogni tre anni" se il gatto fa vita prettamente domestica e non entra in contatto con felini estranei; ogni due anni, negli altri casi. Comunque, mai superati gli 8-10 anni di età, oltre i quali si ritiene che i rischi dell'iniezione stessa possano essere maggiori dei benefici.
Quindi, dal GIGANTE BUONO avrete gattini vaccinati, come da prassi...ma starà al vostro buon senso e a quello del vostro vet decidere come comportavi per il resto della sua/vostra vita!
Che vaccini devo fare al gatto Norvegese delle Foreste?
Non ci sono vaccinazioni obbligatorie in Italia ad eccezione dell’antirabbica per chi vive o per chi si reca in Sardegna (sull’isola infatti, non esiste la rabbia). E’ consigliabile anche per chi vive o si reca sull’arco alpino, in particolare nelle regioni Val d’Aosta, Piemonte, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige. Tenete presente che il veterinario curante rimane comunque il miglior giudice della situazione e della vaccinazione necessarie.
Nella maggior parte dei casi, le vaccinazioni sono :
8-9 settimane Panleocopenia + Affezioni Respiratorie (talvolta senza valenza clamidiosi)
3 mesi Panleocopenia + Affezioni Respiratorie + Leucosi
4 mesi Leucosi
5 mesi Rabbia
Tutti gli anni Panleocopenia + Affezioni Respiratorie + Leucosi + Rabbia (TRIVALENTE)
Altamente consigliata vaccino contro la FELV se i gatti vivono anche in giardino.
Le malattie per cui vaccinare sono quattro:
La leucemia felina (vaccino che però la ricerca addita come possibile responsabile di alcuni sarcomi dell'età adulta);
La panleucopenia felina;
La calicivirosi (anche se, apparentemente, il 99% di tutti i felini ne sarebbe portatore sano);
La rinotracheite virale felina.
Inoltre esiste una quinta malattia, non vaccinabile, che colpisce i gatti:
la FIV (temibile in quanto subdola e ancora senza certezze per quanto riguarda sia origini che cura).
La leucemia felina o FeLV
La leucemia è una malattia di tipo neoplastico che comporta a una produzione abnorme di leucociti. Nei gatti è originata da un retrovirus che passa da un soggetto all'altro tramite le secrezioni quali urina, lacrime e saliva, e da madre a feto per via placentare. Il retrovirus può poi seguire due diversi destini: nel caso che il sistema immunitario del gatto riesca a controllare il virus, il gatto non contrae la malattia in forma clinica; in altri casi, più o meno facilmente a seconda dell'età e delle condizioni generali dell'animale, il virus può colpire svariati organi, primo fra tutti il midollo osseo, compromettendo le difese immunitarie e l'ematopoiesi, causando la leucemia vera e propria o altri tipi di neoplasie, come il sarcoma.
Sindrome da immunodeficienza virale o FIV
Non esistono ancora vaccini o cure per questa malattia: la saliva dei gatti infetti è altamente contagiosa per cui i felini esposti ai morsi di altri gatti infetti sono maggiormente a rischio rispetto ai gatti d'appartamento. La malattia attacca e danneggia lentamente le naturali difese del sistema immunitario, cosicché è estremamente facile che un gatto affetto da FIV conclamata, soccomba a causa di qualche malattia secondaria. Si tratta di un retro virus della stessa famiglia del virus che causa negli esseri umani la sindrome da immunodeficienza [HIV, Human Immunodeficiency Virus, ndt] ma NON è possibile per l'uomo contrarre l'AIDS da un gatto malato di FIV [NON vi è perciò alcun motivo di allontanare o eutanasizzare un gatto FIV-positivo, ndt]. I gatti FIV-positivi, dovrebbero essere tenuti assolutamente separati dagli altri, e non potrebbero essere lasciati liberi di uscire, per evitare il diffondersi del contagio ad altri animali sani. Non è la malattia in sé stessa a causare la morte, quanto lo sviluppo di infezioni secondarie: se si riesce, con l'ausilio costante del veterinario, ad evitare l'occorrenza di complicazioni [principalmente infezioni urinarie, affezioni respiratorie e problemi cutanei], i gatti FIV-positivi hanno comunque un'aspettativa di vita relativamente soddisfacente. La malattia si manifesta generalmente in tre forme, non nettamente separate le une dalle altre: FIV latente: nessun sintomo, può perdurare per mesi ed anni; FIV acuta: linfonodi rigonfi, febbre, depressione, infezioni batteriche; FIV cronica: possibile aggressione di virus, funghi e batteri. La sopravvivenza è raramente superiore ai 2 anni
La glicogenosi tipo IV o glycogen storage disease type IV (GSD IV)
è una malattia ereditaria del metabolismo del glucosio. La malattia è causata dalla mancanza dell’enzima ramificante, chiamata GBE (Glycogen Branching Enzyme). Questa disfunzione causa l’accumulo di glicogeno non ramificato nel organismo dei Norvegesi affetti. Nella forma più corrente, i gattini muoiono alla nascita o poco dopo perché sono incapaci di produrre abbastanza glucosio necessario alla nascita ed alle prime ore di vita. Più raramente, i gattini possono vivere normalmente fino a 5 mesi, però, la malattia conduce velocemente ad un’atrofia muscolare, una debolezza cardiaca e neuromuscolare, ed alla morte del gatto entro i suoi primi 15 mesi di vita. La glicogenosi tipo IV è una malattia monogenica, dei gatti Norvegesi, trasmessa secondo un meccanismo autosomico recessivo. L’analisi GSD4 si basa sulla detenzione di una mutazione del gene GBE1. Il Dr, John Fyfe dell’Università di Michigan (Stati Uniti) ha identificato il gene e le mutazioni impiegate in questa malattia (Fyfe et al. 2007).
CITIAMO SOLTANTO L'HCM (un tipo di ipertrofia cardiaca), per la quale la razza, con tutte le sue ottime caratteristiche di rusticità non è coinvolta in maniera importante, a meno che gli esemplari non siano stati a lungo selezionati esasperandone le dimensioni.
Da sfatare che da genitori sani non possa nascere un cucciolo che svilupperà la malattia: esiste infatti la possibilità che un gene modificato si presenti ex novo. L'unica soluzione, ancora una volta, è lasciare fare alla Natura il più possibile, scegliendo il nostro compagno in base a parametri dettati dal Buon Senso.